Cina
Wuhan
Città chiusa
Strade vuote come anime ipocrite
Colori spenti
Wuhan, Asia, anni luce da noi.

Corri è passato un cinese
Lascia il migrante prendi il cinese
È giallo come l’odio.
Non li capisco, non ci riesco
Ci hanno appestato.

Si chiudevano negozi
Si interrompevano vite e storie
Ma erano storie di altri non le nostre.
Poi d’improvviso Apocalypse
E canti ai balconi
E bandiere d’Italia
Flash-mob a sirene spiegate
Fino a lì
Al momento esatto della fila
Sospesa nel tempo e nel vuoto
Lucida lama nella memoria
La fila di mezzi che lasciano Bergamo
Canto di dolore e di morte. Apocalypse.

Ci siamo svegliati d’un colpo e abbiamo cercato la guancia
Con pizzichi e schiaffi dicendoci stiamo sognando
Un sogno orribile, terribile che era realtà.
Giù un altro giro all’inferno
E lo straniero ora non ha altro colore
Ma è simile a noi, è nostro fratello,
ma viene da pochi metri più in là
col marchio di fuoco dell’avvenuto contagio.

E mani che cercano e non trovano mani
E ambulanze che vanno
E voci che pregano
E sogni s’infrangono
E si spengono lenti
Nel battito assurdo d’un cuore ormai spento
Con negli occhi soltanto
Paura e disagio.
Apocalypse.
Now.

Boris Miotto

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