Una specie di solitudine, di attesa col fiato sospeso. Mancanze nuove che si aggiungono a quelle di prima. Recuperare il tempo perso, quello trascorso ad occhi chiusi, di corsa. 

La clausura non ci ha reso persone peggiori ma solo quelle che realmente siamo. È il momento della verità. 

I violenti, gli opportunisti, i razzisti lo erano già. La ‘normalità’ è cecità. 

E la speranza è quella di riaprire finalmente gli occhi, prendere come lezione questa esperienza di isolamento fisico per ritornare all’essenziale, alle persone più che ai progetti, per prenderci cura di noi stessi e degli altri, vicini e lontani, grandi e piccoli. Con umiltà. Con il coraggio della lealtà. Ritrovare la luce. Apprezzare la lentezza, la semplicità. 

Magari insieme.

Inventare vicinanze sociali e produrre legami, rafforzare relazioni autentiche, dare voce a narrazioni altre, diverse da quelle prevalenti, trarre un significato condiviso per costruire il futuro. 

I valori vivono di reciprocità, scambi: tengono finché chi li invoca per gli altri dimostra di crederci davvero, e non di usarli e manipolarli facendo finta di crederci, o di crederci troppo poco per essere credibile. 

I baci, gli abbracci vanno donati con più attenzione, per non disperderne il valore.

La ripresa più bella sarà quando torneremo a fare l’amore con l’umanità.

Imma Lavorgna

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